domenica 15 luglio 2007

sceneggiatura e regia dell'Ordine della Fenice

Gli spettatori dell'Ordine della Fenice, invitati a scrivere le loro impressioni sul film, hanno concordemente espresso una certa delusione. Se si volesse analizzare ulteriormente di che cosa sono stati delusi, l'elemento su cui quasi tutti concordano è la sceneggiatura. L'Ordine della Fenice è il primo film di Harry Potter la cui sceneggiatura non è stata scritta da Steve Kloves. PEr fortuna la produzione è corsa ai ripari, e il Principe Mezzosangue è stato di nuovo affidato a Steve Kloves.
Il lavoro dello sceneggiatore avviene dietro le quinte: si tratta della preparazione di un testo scritto nel quale la narrazione viene articolata in scene e vengono redatti i dialoghi che dovranno poi essere recitati dagli attori.
Per i film ricavati da libri già esistenti, si parla di sceneggiatura non originale. Il lavoro consiste in questo caso non nell'inventare daccapo la storia, ma nello scrivere il racconto in forma adatta ad essere presentata sullo schermo. La soppressione dei lunghi dialoghi finali ra Harry e Silente, che nei libri contengono la chiave d'interpretazione della vicenda, non potrebbero essere riproposti come tali. Non si può proporre sullo schermo un attore che si profonde in lunghe spiegazioni.
Come termine di paragone si potrebbe pensare al Consiglio di Elrond nel Signore degli Anelli: nel libro la maggior parte del capitolo è assorbita dal lungo racconto di Gandalf. Gli sceneggiatori hanno dovuto ridistribuire il contenuto del discorso di Gandalf: anziché fare raccontare da Gandalf l'accaduto, hanno preferito mostrarlo man mano che accadeva. La conseguenza è che la prigionia di Gandalf è già nota allo spettatore, mentre non lo è a Frodo e al lettore. Lo spettatore, anziché seguire la vicenda dal punto di vista di Frodo, la vede da una prospettiva globale: la telecamera fissa il suo sguardo ora su Isengard , ora sull'Eriador e su Imladris. Ma di questo parlerò a lungo nel blog sul Signore degli Anelli che partirà a fine settembre.
Vorrei ora tornare a Harry Potter, ma spero con la consapevolezza del gravissimo problema che lo scenggiatore ha dovuto affrontare con tutti i discorsi di Silente. Non poteva proporli in blocco alla fine. Non gli restava che sopprimerli, o anticiparne il contenuto nel corso del film. Di qui i goffi riferimenti all'amore, che apparivano inopportuni, perché fuori contesto.
Non solo: ma se si anticipano le spiegazioni che nel libro Silente dà alla fine, si compromette la sorpresa e perciò la tensione.
Il compito era difficilissimo. Per questo lo sceneggiatore può essere anche più importante del regista, come ben sanno i produttori anglosassoni. Era Steve Kloves, lo sceneggiatore, che faceva stare in piedi i primi due film, diretti da Chris Columbus.

Nessun commento: