sabato 20 dicembre 2008

cambia il punto di vista

I primi 5 libri di HP sono raccontati dal punto di vista interno: tutto è visto con gli occhi di Harry.

Nel 6° il punto di vista comincia a cambiare. Il lettore ha bisogno di sapere che Piton formula il voto infrangibile. Ma non c'è verso che Harry lo sappia, o almeno che lo sappia nel momento in cui l'episodio viene raccontato. Di conseguenza, la narrazione deve abbandonare momentaneamente il punto di vista di Harry.

Ciò non vuole dire che la narrazione diventi non focalizzata, ossia che il narratore diventi onnisciente. Anzi, sembra quasi che sappia ancor meno. Quando assistiamo all'incontro tra Piton e le due sorelle Bellatrix e Narcissa, è come se fossimo muti spettatori della scena. Vediamo che cosa succede, sentiamo che cosa dicono, ma non veniamo informati dei pensieri dei personaggi. In altre parole, la Rowling adotta il punto di vista esterno.

Non vediamo le cose dal punto di vista di Piton, ma dal di fuori. Se così non fosse, non potremmo giudicare Piton: non si può giudicare un personaggio mentre si è dentro di lui. E invece Piton lo giudichiamo eccome, e tendenzialmente lo giudichiamo male.

In queste pagine ho sostenuto la bontà di Piton prima che uscisse HP 7°. Non occorre perciò che insiste a spiegare che il giudizio su Piton è un giudizio sbagliato. Ma il punto è: com'è possibile che ci siamo sbagliati tanto? La risposta potrebbe essere questa: guardiamo Piton dall'esterno, consideriamo le sue azioni senza conoscere le sue intenzioni. Se la narrazione adottasse il punto di vista di Piton, ciò non sarebbe possibile.

Naturalmente, si tratta di una condizione necessaria, ma non sufficiente. La focalizzazione esterna non basta a spiegare perché giudichiamo male Piton. Per farlo, è necessario che si aggiunga il pregiudizio negativo, che abbiamo maturato attraverso gli anni, guardando Piton con gli occhi di Harry.

giovedì 11 dicembre 2008

identificazione

La Rowling, almeno in HP 1-5, adotta coerentemente il punto di vista interno di Harry.

In questo modo il lettore si abitua a vedere il mondo dal punto di vista di Harry. A meno che Harry gli sia proprio antipatico (ma allora non arriva oltre il primo volume), finisce con l'identificarsi con lui, più o meno consapevolmente.

L'identificazione con il personaggio non comporta necessariamente che si approvi tutto quello che fa. Piuttosto, costringe a sospendere il giudizio. Nessuno può giudicare se stesso. Il lettore, identificato con Harry, non può giudicare Harry. Il lettore non sta continuamente a chiedersi se Harry è buono o cattivo: semplicemente, sta dalla sua parte. Non vuole che Harry si salvi perché è bravo e buono, vuole che si salvi e basta. L'istinto di conservazione di Harry viene fatto proprio dal lettore.

Se, prima della fine, il lettore deve esprimere un giudizio su Harry, occorrerà che, almeno per un momento, si distacchi dal suo punto di vista.

Quando accade ciò?